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Intervista a Teatro della Maruca

#IoResto continua il suo viaggio nella realtà della nostra città, alla ricerca di chi ha accettato la sfida di “restare” a Crotone.

La testimonianza che oggi abbiamo scelto di raccontare è quella di Angelo e Carlo Gallo del Teatro della Maruca, che si raccontano così:

Chi sono Angelo e Carlo del Teatro della Maruca?
“Siamo due fratelli, che hanno lavorato per anni come artigiani orafi, nei pomeriggi, durante il periodo scolastico: avevamo già un rapporto con la creazione, grazie a nostro padre. In particolare Angelo ha iniziato in parallelo a costruire scenografie per un’associazione amatoriale di Teatro, di cui è stato anche fondatore, insieme a professori e studenti del Pertini . Da lì, in qualche modo, è iniziata la nostra avventura teatrale, Carlo è arrivato dopo un anno circa, per curiosità, non aveva intenzione di fare teatro ma dopo aver assistito ad alcune prove si è tuffato anche lui”.

Avete mai pensato di andare via e, se si, perché non l’avete fatto?
“Abbiamo iniziato a frequentare laboratori teatrali con registi, pedagoghi e attori professionisti italiani e stranieri. Poi Angelo è stato scelto come macchinista per una lunga tournée col Teatro Stabile di Calabria, Carlo invece è stato ammesso alla Civica Accademia d’Arte Drammatica di Udine.
Sono stati anni importante di formazione e lavoro, alla fine dei quali, ci siamo ritrovati a Crotone con la voglia di ripartire e tracciare un percorso tutto nostro: così è nato il Teatro della Maruca (2012).
Angelo ha trovato la sua strada nel teatro di figura con burattini e pupazzi, grazie all’incontro con il maestro Gaspare Nasuto (a dimostrazione che non si è smesso mai di studiare) un campo in cui è riuscito a fare tesoro delle sue abilità manuali per la creazione teatrale, così è arrivato il Premio Otello Sarzi nel 2014. Nello stesso anno Carlo ha debuttato con BOLLARI: MEMORIE DALLO JONIO.
Sono state produzioni importanti perché hanno rappresentato il raggiungimento di una certa maturità artistica. In parallelo ogni anno abbiamo offerto in città una stagione teatrale per adulti e famiglie e laboratori teatrali per ogni età. Ad oggi sono arrivati inviti in Festival nazionali e internazionali e la critica ha apprezzato sulle riviste del settore e non solo i nostri spettacoli : Repubblica, Il Sole 24 ore, Hystrio, Il Manifesto, Teatro e Critica, KLP, Pane, acqua e cultura, Il Giornale e molti altri”.

Quale rapporto avete con Crotone?
“Il nostro rapporto con Crotone/Calabria, è ottimo poiché siamo strettamente legati al mare, alla montagna e alla natura in generale, riusciamo a lavorare con pochi mezzi e non essendo “tipi” da vita mondana prendiamo il meglio dalla lentezza della città. Certo se le cose funzionassero meglio lavoreremmo ad un livello ancora più alto. Però crediamo sia un luogo in cui poter costruire la propria isola di pace, almeno per il nostro settore”.

Quali difficoltà e quali opportunità vivete quotidianamente?
“Viviamo la difficoltà della mancanza di infrastrutture, essendo sempre in viaggio rappresenta un vero disagio. Altro disagio è lo scarso investimento/incentivo nella cultura in città. Si punta ad eventi che si bruciano qui ed ora e non si scommette mai a lungo termine. Questo è un male per tutti poiché non si offre mai la possibilità di costruire. Cosa diversa invece è per tanti piccoli “privati” come noi che stanno resistendo e investendo da soli. Si vede un po’ di luce nella rete del “noi” che stiamo costruendo a piccoli passi. Le opportunità ce le stiamo costruendo in giro con i nostri spettacoli sul territorio nazionale, dopo ogni esperienza torniamo a casa ed è qui che vuotiamo il bagaglio per i più piccoli, i ragazzi ed il pubblico che ci segue, sperando che un domani saranno loro la nostra opportunità”.

Dove e come vi vedete tra 10 anni?
“Tra 10 anni speriamo di vederci con una famiglia allargata di sognatori che sono riusciti a conquistarsi un proprio spazio grazie alla Maruca, nel settore culturale e non solo”.

Vi sentite di dire grazie a Crotone ed ai crotonesi e perché?
“Sentiamo di dire grazie ai nostri genitori che ci hanno dato l’opportunità di vivere un’infanzia piena di stimoli, credo che questo abbia influito molto nel nostro universo mentale e creativo, un grazie alle persone che per caso o fortuna abbiamo incontrato sul nostro percorso e che ci hanno illuminato, grazie ai crotonesi che sono andati in profondità che ci hanno accolto e sostenuto. Grazie ai professionisti che sono anche i nostri amici del cuore che ci stanno accanto”.

Cosa vuo dire essere il cambiamento?
“Non pensiamo o meglio non abbiamo consapevolezza di essere cambiamento, quello che vogliamo è poter fare il nostro lavoro al meglio senza privarci di nulla, sapere di poter concedere sempre più spazio alla nostra passione. È una piccola rivoluzione personale che inevitabilmente diventa collettiva, poiché le passioni bruciano e ciò che brucia crea calore e luce. In questo senso l’affetto che riceviamo lo rimettiamo immediatamente in circolo attraverso il nostro modo di interpretare il mondo”.

Io resto, anzi, voi restate perché …
“Noi restiamo perché vogliamo vedere Crotone diventare un centro di cultura, con la forza e la genuinità di una periferia. La cultura può realizzare utopie come quella di decidere serenamente e liberamente di restare”.

Dialogare in questi termini rafforza la nostra #Visione.
#IoResto con Angelo e Carlo del Teatro della Maruca

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