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Intervista a Giuseppe Pipita – “Il Crotonese”

#IoResto continua il suo viaggio nella realtà della nostra città,
alla ricerca di chi ha accettato la sfida di “restare” a Crotone. La testimonianza che oggi abbiamo scelto di raccontare è quella di Giuseppe Pipita ed Il Crotonese
che si raccontano così:

1) Chi è Giuseppe Pipita e cosa rappresenta per te “Il Crotonese”?
“Sono un cinquantenne laureato in lingue che ha fatto della sua passione il suo lavoro. Faccio il giornalista da quando avevo 15 anni. O meglio, scrivo da quando avevo quindici anni sono diventato giornalista nel 1996. Il Crotonese è come una grande famiglia. Grazie al direttore Domenico Napolitano, che mi ha voluto in redazione, ho iniziato a capire cosa vuol dire informare nel modo più corretto possibile. Con la guida di Napolitano e dei colleghi più esperti ho potuto imparare a conoscere Crotone, la provincia, il territorio raccontandolo in tutte le sue sfaccettature: da quelle drammatiche (ricordo l’alluvione del 1996) a quelle esaltanti (la promozione in Serie A)”.

2) Come si svolge una tipica giornata da direttore e giornalista di un giornale bisettimanale locale?
“Ogni giorno è un giorno di caccia… alla notizia. Ci si muove tra mille telefonate, incontri, lunghe attese alle udienze, sopralluoghi, consultazioni di documenti. Il giornalista non è una persona che sa tutto, ma ogni volta impara qualcosa che poi deve trasferire ai lettori. Le giornate più dure sono quelle che precedono l’uscita del giornale quando si mette a punto il timone, si realizzano i menabò, si raccolgono gli articoli già fatti o se ne scrivono di nuovi. Poi titoli, scelta di foto, correzione bozze. Sempre con la possibilità che si debba smontare tutto perché arriva una notizia dell’ultima ora che scompiglia le cose”.

3) Ti è mai capitato di pubblicare una fake news e come ti difendi dalle stesse?
“Per un giornale locale è difficile pubblicare fake news perché si conosce bene il territorio e fanno mille verifiche prima di scrivere qualcosa che può sembrare verosimile. Può capitare di sbagliare una notizia (magari indicando luoghi errati, imputazioni o nomi) e in quel caso si rettifica”.

4) Nella società di oggi, dove i social la fanno da padroni, come fa un giornale locale ad essere al centro delle notizie?
“Il giornale locale, soprattutto il Crotonese che da 40 anni pubblica quello che accade nel territorio, è sempre una sorta di autorità rispetto ad altre fonti di informazioni. Per gareggiare con i social serve dare più informazioni, approfondire, proporre temi che non siano di moda, trovare notizie che altri non hanno. I giornali o i siti copia e incolla fatti solo con i comunicati non servono. Il problema vero è che si crede di più nelle fake news proposte attraverso i social, piuttosto che ad un articolo approfondito che riporta dati reali e verificati. La questione è nel tempo a disposizione: non si ha più tempo di leggere e approfondire, ma si vuole una informazione mordi e fuggi che spesso porta a conclusioni sbagliate”.

5) Vita lunga o corta per il giornale cartaceo?
“Il giornale cartaceo è come un libro di storia. Resisterà ancora anche perché il cartaceo rappresenta ancora la maggiore entrata finanziaria per gli editori. E’ stato soppiantato nella consultazione dai social e da i siti che per ora offrono informazione gratuita ma nel futuro proprio dovranno adeguarsi a far pagare le notizie anche on line per mantenere giornalisti e redattori. Però quando la notizia esce sul cartaceo assume una certa dignità ed autorevolezza. Il giornale cartaceo, poi, ha bisogno che ci siano persone disposte a trascorrere il tempo per leggere in modo attento”.

6) Qual è il rapporto che hai con Crotone?
“Io sono un emigrato a Crotone… nel senso che sono cresciuto a Torretta di Crucoli e dal 1999 sono crotonese. Una città che non riesci ad amare completamente perché ne vedi i limiti, le occasioni perse a volte anche solo per la mancanza di regole. Una città terribilmente meravigliosa in questi contrasti e che difenderei sempre e comunque”.

7) Quali difficoltà e quali opportunità vivi quotidianamente?
“Le difficoltà in questa terra sono di ordine culturale che diventano poi economico finanziarie. La crisi che nel settore dell’editoria è terribilmente grave. Qui di più perché si legge ancora meno della media italiana. Noi resistiamo perché siamo una cooperativa – senza alcuno alle spalle – di persone appassionate del loro lavoro che, nel bene e nel male, comunque forniscono informazioni ai loro concittadini. Le opportunità che ci sono sarebbero infinite perché mancano tante cose per essere al pari con la qualità della vita di una normale cittadina e quindi si potrebbero andare a colmare questi vuoti. Qui purtroppo mancano anche le persone e per questo è ancora più difficile”.

8) Hai mai pensato di andare via e, se si, perché non l’hai fatto?
“La tentazione c’è stata. Non l’ho fatto perché qui bisogna restare e battersi per far cambiare le cose. Cerco di farlo con i miei colleghi attraverso il giornale”.

9) Ti senti di dire grazie a Crotone o ai crotonesi e perché?
“Grazie a Crotone per avermi accolto, per avermi fatto diventare un professionista e di avermi permesso, da qui, di arrivare a scrivere per testate nazionali ed internazionali. Ringrazio i crotonesi per la loro generosità, ma mi piacerebbe che fossero meno invidiosi gli uni degli altri, che usassero il buon senso per risolvere i problemi e non solo lo scontro. Che iniziassero ad avere davvero la volontà di investire nel futuro, di cambiare concretamente e non farlo solo con proclami sui social”.

10) Dove e come ti vedi tra 10 anni?
“Io spero ancora a scrivere articoli per far conoscere quello che accade a Crotone e non solo su il Crotonese, ma anche su altre testate”.

11) Cosa vuol dire essere il cambiamento?
“A volte anche resistere in situazioni di disagio ambientale, sociale, psicologico per dimostrare che le cose si possono fare anche nelle difficoltà”.

12) Io resto perché…
“Ci sono ancora dei semi di futuro che possono sbocciare”.

Dialogare in questi termini rafforza la nostra #visione.
#IoResto con Giuseppe Pipita ed Il Crotonese

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